Molte volte dietro ad uno squilibrio alimentare si nasconde una carenza che colpisce la sfera emotiva. Studi svolti hanno riscontrato che il cibo ha la funzione di essere un ottimo “calmante emotivo”. 

Ma da dove nasce questo forte legame tra Cibo&Psiche?

Facciamo un breve passo indietro!

al momento “magico” della nascita ed al primo segnale che il piccolo essere umano emana: il pianto. Il pianto è il mezzo, unico e indispensabile, che un neonato possiede per comunicare ed inviare segnali ben precisi. Tramite il pianto, infatti, il piccolo riceve attenzioni dalla mamma per soddisfare i suoi bisogni, come cambio pannolino, sonno, coccole e soprattutto la fame. 

Soffermandomi su la sfera del nutrimento, in breve, a livello psichico inconscio nel neonato l’apprendimento condizionato sarà: 

il mio pianto è stato calmato con il cibo! Stomaco pieno = attenzioni, amore!”

Il bambino, forma così un concetto di sé che può essere buono o cattivo a seconda di quanto riceve e percepisce dalla madre in termini di nutrimento, affetto e contatto.

In età adolescenziale e adulta si attribuirà al cibo, un ruolo estremamente importante, proprio perchè si è radicata, in tutti noi, l’associazione mentale:

cibo = attenzione-amore. 

Quindi si potrà mangiare, non solo per fame biologica, ma anche per una fame psicologica (nutrimento emotivo). Ecco allora il cibo come effetto calmante, indispensabile a tamponare gli effetti della solitudine tramite continui snack (poco salutari), abbuffate senza limiti per alleviare la noia, ingerire eccessive quantità di dolciumi per colmare carenze affettive, svuotare il frigorifero per placare ansie e nervosismi (fame nervosa) …insomma, il riempirsi la bocca può diventare un vero e proprio s.o.s. Questi comportamenti, se sottovalutati, possono causare con il tempo un vero e proprio disagio sia a livello relazionale che a livello salutare con pesanti conseguenze. 

<Volutamente non entro ora nella sfera dei disturbi alimentari, bulimia e anoressia, poiché richiede un complesso e specifico approfondimento.> 

Capita a tutti di avere periodi particolari dove sfoghiamo le nostre voglie mangerecce, il problema non è questo… ma lo diventa quando perdiamo il controllo e tutto ciò diviene una cattiva abitudine. 

A questo punto è bene rivolgersi ad un bravo/a nutrizionista che può Ri-educarci ad un sano e corretto stile alimentare con una dieta disintossicante. In certi casi, la mia figura professionale di counselor viene chiamata in campo per affiancare e coadiuvare il lavoro del nutrizionista, apportando un lieve sostegno emotivo al paziente. 

Non è raro ascoltare persone che dicono: “da lunedi inizio la dieta” senza mai iniziarla oppure iniziarla e non portarla a termine (rinuncia), o ancora riuscire nel dimagrimento e poi riprendere tutti i kg persi (effetto fisarmonica). Dietro a tutto questo c’è altro, bisogna creare una sana motivazione che vada oltre la corretta esecuzione della dieta. Alcune volte ho notato che mancano i giusti ingredienti per il raggiungimento di un benessere fisico; L’Amore e il Nutrimento emotivo.

Infatti, oltre ad una sana e corretta alimentazione che favorisce un nutrimento basico, è importante inserire anche l’educazione a gestire le proprie emozioni correlate al cibo (Amore) e sostenere la persona in una fase delicata e di cambiamento come può essere una dieta. 

Un fattore determinante che s’immette nel percorso di crescita ed evoluzione di ognuno è il pensiero. “La qualità della nostra vita è legata alla qualità dei nostri pensieri.”

Dietro ad un cattivo rapporto con il cibo, si cela la difficoltà nel saper gestire le proprie emozioni, spesso negative, perché alla base vi è un pensiero distruttivo. 

Il noto scienziato A. Einstein affermava: “I nostri pensieri creano problemi che non saranno risolti se continuiamo a pensare allo stesso modo”.

Il pensiero è creativo, ovvero crea emozioni che poi si scindono in positive e negative in base alla sua matrice che giace nel grande magazzino emozionale della nostra mente, per poi uscire allo scoperto manifestando benessere o malessere nella persona.

Cambiando la modalità di nutrimento emozionale, quindi non più abbuffate etc, etc, si potrà ottenere una vera e propria Trasformazione ed Evoluzione introspettiva. 

Un percorso di consapevolezza propedeutico ad un regime alimentare può sostenere la persona nelle sue fasi senza perdere la motivazione e quindi cadere nelle vecchie abitudini alimentari. E’ bene porre attenzione ai momenti in cui si “svegliano” gli stimoli della fame, ad esempio in quale fascia della giornata, per cercar di capire se si tratta di fame biologica o fame psicologica. Un consiglio utile può essere quello di tenere un diario alimentare dove annotare ciò che si mangia tenendo conto anche dell’emozione che si prova mentre lo si mangia. Arrivare a questa consapevolezza è già qualcosa. Inoltre, si può ricorrere al metodo “meditando mangiando”, un modo per alleviare stress e tensioni fuori dai pasti principali, che spesso, scatenano la fame nervosa rendendo ancor più difficile una corretta alimentazione. Come accennato prima, ascoltare le proprie sensazioni ed emozioni nel momento del nutrimento… favorisce una Nutrizione Consapevole. 

Concludo con questa frase sperando in una positiva riflessione da parte del lettore:

Essere nell’Essere, Felice di Essere e non Soffrire nell’Apparire.”

Lucilla

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