Litha è la festa del solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, durante il quale le fate festeggiano nelle valli, maghi e streghe raccolgono erbe, si accendono fuochi, si danza al chiaro di luna, si celebra il Dio Sole al massimo della sua potenza. La dea, che a Beltane si era sposata, ora è Madre incinta, la cui energia esploderà con i frutti che la terra dispenserà. In questo momento carico di magia i Druidi erano soliti rifornirsi di piante magiche. Si dice infatti che i giorni intorno al solstizio siano i più adatti per raccogliere le erbe, caricate di potere. I temi principali di Litha sono: l’affermazione dell’energia solare, che è di tipo yang, il raccolto delle erbe magiche, il fuoco protettivo. Tutti i rituali e i festeggiamenti delle varie tradizioni ruotano, ognuna a suo modo, intorno a queste tematiche.

Sempre durante il solstizio, per la precisione il 24 giugno, ha luogo la cosiddetta notte di San Giovanni Battista secondo la tradizione cristiana che, tuttavia, sembra rifarsi come di consueto a culti ben più antichi, poi rivisitati. Il 24 giugno è infatti il giorno di mezzestate, cantato da Shakespeare nel suo indimenticabile “Sogno di una notte di Mezza Estate”. Un momento di passaggio durante il quale gli esseri sovrannaturali vengono allo scoperto, si dice infatti sia molto più facile incontrarli. Non a caso nella tradizione nordica la notte di San Giovanni è una delle 3 notti degli spiriti, insieme a Calendimaggio e Samhain. Per gli Scandinavi i falò solstiziali erano dedicati al figlio di Odino, Baldur, divinità associata alla vegetazione, ritenuta spirito della quercia, il cui legno veniva utilizzato per i falò. A Litha il Re della Quercia deve cedere il posto al re dell’Agrifoglio, che domina sulla parte dell’anno in cui il buio ha il sopravvento. L’eterna lotta fra due divinità, una associata alla luce, l’altra alla notte, sembra ricorrere spesso nel folklore, così come la presenza di una donna, una dea, che a dispetto degli dei maschi, non lotta e al tempo stesso non soccombe. E’ simbolicamente la via di mezzo, l’elemento d’unione fra buio e luce. Questa dea, durante il solstizio, prende il nome di Litha, dea sassone del grano. Un’altra dea strettamente associata al solstizio è Diana.

I rituali del solstizio sono innumerevoli ed è possibile rivisitarli a modo proprio, purché l’intento sia simile. Tra questi si annovera la tradizione di collocare sotto al cuscino dei mazzetti di erbe, utili per indurre sogni di tipo divinatorio. Sebbene in generale le piante raccolte durante il solstizio siano cariche di magia, ve ne sono alcune particolarmente potenti. Per esempio l’erba di San Giovanni, ovvero l’iperico che in questo periodo sboccia rigoglioso. Si tratta di una pianta perenne con caratteristici fiori gialli che viene usata anche a livello erboristico. Un tempo si era soliti bruciare l’iperico per scacciare i diavoli, utilizzando alla stregua di un incenso. Oggigiorno si ritiene che l’iperico, in effetti, abbia proprietà calmanti e sia addirittura utile contro la depressione. Il solstizio è il momento ideale per raccoglierlo e si sostiene che, raccolto a mezzogiorno, aiuti a combattere eventuali malattie, raccolto a mezzanotte (in questo caso le radici) caccia via gli spiriti malvagi. L’iperico può essere anche appeso alla porta come portafortuna.

Un altro rituale, se prevedete di accendere un piccolo falò in onore del Sole, consiste nel gettarvi dentro 9 erbe che sono iperico, timo, artemisia, finocchio, piantaggine, verbena, vischio, ruta, lavanda. Quest’ultima può essere raccolta per farne mazzetti essiccati da sparpagliare per casa.

Ma questo è anche il momento più adatto per la divinazione, le pratiche magiche e tutti i rituali associati all’elemento fuoco. Ecco che allora guardare il sole all’alba meditandoci su è già un rituale efficace. Anche una festa a base di danze e poesia, con un bel falò centrale, è un buon modo per festeggiare il solstizio.

fonte: eticamente.net

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